Qual è la ragione che l'ha spinta a partecipare a questa seconda edizione di Est Film Festival, una nuova iniziativa totalmente organizzata da giovani?

Montaldo: E' proprio questa è la ragione: vedere dei giovani che si applicano con questa passione nel cercare di creare qualcosa di utile è fondamentale e ammirevole in un momento in cui c'è una così grande disinformazione. Ci si deve rendere conto che i giovani non vanno solo a ballare in discoteca ma che ci sono ragazzi che pensano e capiscono qual è il peso e l'importanza che assume la diffusione della cultura nella società. E questi 5 ragazzi che hanno organizzato questo Festival sono tra quelli.


Come si sente oggi ad essere qui ad inaugurare questo Evento e come guarda oggi il suo lavoro di regista?

Sento intorno uno spirito giovane e fresco. Faccio Cinema da 58 anni, in pratica da quando è iniziato il sonoro. Nei miei film ho sempre cercato di raccontare la mia insofferenza per l'intolleranza e l'ho fatto sempre con grande fatica perché mi scontravo con l'avversità delle produzioni e delle istituzioni che non volevano prendere in considerazione alcune tematiche. Il mio lavoro è stato una sorta di lungo calvario, una fatica che però ho scelto io di fare. Ricordo che la televisione al tempo trasmetteva i miei film di notte. Passavano senza essere interrotti da "10 piani di morbidezza": non c'era il cagnolino della carta igienica tra una sequenza e l'altra e mi va bene così perché l'ho scelto io, consapevole del peso delle tematiche che ho sempre cercato di trattare e sono contento.

Era da molto tempo che non la vedevamo nel ruolo di regista, I demoni di San Pietroburgo sono la sua ultima fatica. Questo film nasce da una ricerca di anni? L'idea e il lavoro di questo film sono frutto di molti anni. Ho iniziato a lavorare alla pellicola all'incirca 18 anni fa. Questi tempi così lunghi sono dovuti al fatto che ho incontrato parecchie difficoltà a livello delle produzioni che all'inizio non ne volevano sapere. Ne abbiamo parlato per anni, poi il progetto è passato un po' nel dimenticatoio finché poi non ho incontrato nuovamente Paolo Serbandini, lo sceneggiatore del film. Avevo perso un po' di fiducia in me stesso e non avevo la forza per poter lavorare ad un progetto nel quale credevo e credo tanto.


Come è stato accolto il film all'uscita?

Ha avuto un riscontro intrigante: è' stato ampiamente richiesto nell'ambito dei circuiti universitari, per gli studenti e ne sono soddisfatto. Credo che un film debba servire da spunto per poter poi far interessare il pubblico verso una tematica. In un'ora e mezza non si può raccontare Dostojevski (in riferimenti a I demoni di San Pietroburgo), ma si può aprire una finestra per chi vuole poi approfondire il discorso. Se volete saperne di più Dostojevski è nelle librerie!! (ironico)


Come le sembra oggi in Italia la situazione del mercato cinematografico?

Ci sono realtà di registi che sono riusciti a realizzare i film che volevano e a parlare attraverso la chiave giusta di alcune tematiche. Io guardo a queste persone con ammirazione.

Il problema reale è che ci sono troppi film che attendono un canale per potersi esprimere. Ed è per questo che sono convinto del fatto che Festival come questo sono una sorta di "risarcimento" per tutti quei lavori che non trovano visibilità.


Progetti per il futuro?

Per adesso non ho nessuna anticipazione... devo togliermi "la tossina della fatica" di dosso, poi potrò rimettermi a lavorare. Nonostante l'età, mi sento giovane.

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