Montefiascone, lunedì 27 luglio. Dopo il consueto appuntamento delle 10.30 con le Colazioni offerte alla Rocca dei Papi, Est Film Festival dà il via, alle 11.00, alla nuova Sezione Documentari. La Giuria, composta dall'Associazione L'Acropoli, presieduta da Giancarlo Breccola, decreterà alla fine del Festival il miglior lavoro tra i 4 presentati, assegnandogli un Arco D'Argento e 2.000 €. Il primo documentario in gara "Via Selmi, 72 - Cinemastation" di tre cineasti: Anthony Ettorre, Giuseppe Cacace e Mauro Diciocia. Questa prima opera parla di Cinemastation, una videoteca molto diversa dalle altre. "Unica alternativa alla vita di strada, era diventata con gli anni, il luogo dove i ragazzi di Ponte Mammolo (quartiere della periferia nord-est di Roma) passavano la maggior parte del loro tempo. Era un centro di aggregazione spontaneo in cui tutte le differenze sociali, politiche e culturali, si annullavano. Angelo, il proprietario burbero ma buono era riuscito a stimolare l'interesse per il cinema e per molto altro. Nel 2006 Cinemastation ha chiuso. A distanza di 2 anni Angelo è tornato in Via Selmi" - così raccontano i registi che ne hanno filmato le vicende. "Via Selmi, 72 - Cinemastation" è stato presentato a Festival Internazionale del Film di Roma lo scorso ottobre.

Alle 17.30, sempre alla Rocca dei Papi, per il secondo appuntamento con i Documentari sarà proiettato "Via Anelli" del regista padovano Marco Segato, che incontrerà il pubblico dopo la proiezione per raccontare come nasce l'idea di creare un lavoro sulla chiusura del ghetto di Via Anelli. Le riprese sono durate due anni, da marzo 2005 a luglio 2007, periodo nel quale l'amministrazione comunale di Padova ha sgomberato e chiuso il Complesso Serenissima, quartiere in Via Anelli diventato simbolo della criminalità straniera in città. A raffigurare un'insolita quotidianità, nel documentario si mescolano le testimonianze degli addetti ai lavori, impegnati nella chiusura delle sei palazzine, e quelle degli immigrati che avevano ricreato lì il loro mondo.

La serata continuerà a Piazzale Frigo, con la proiezione delle 22.00 del secondo film in Concorso: "Tutta colpa di Giuda" di Davide Ferrario. Il regista salirà sul palco, insieme al protagonista del film Fabio Troiano, per un dibattito aperto con gli spettatori. "Ammesso che i film debbano essere per forza 'su' qualcosa" - racconta il regista - "Tutta colpa di Giuda" parla della religione. Non mi sarebbe mai interessato un film 'sul problema carcere'. Ma quando ho pensato alla storia del film mi è subito parso evidente che il carcere sarebbe stato un formidabile catalizzatore per trasformare una storia 'intellettual-filosofica' in una vicenda realistica con delle grandi potenzialità di commedia". Nel film la musica assume un ruolo molto importante, facendolo convogliare, per certi aspetti, nel genere del musical. "La musica diventa storia, più dei dialoghi e della sceneggiatura", spiega Ferrario. "Per me la musica non ha mai avuto un ruolo di commento, ma si è sempre integrata nel senso profondo dei film che ho fatto. Quando parlo di musica, poi, non intendo un tipo specifico di genere musicale, ma suggestioni di ogni tipo. Spero di essere riuscito a far convivere il rock dei Marlene Kuntz con le ballate di Cecco Signa, la fisarmonica romantica di Fabio Barovero con il beat di Gianni Maroccolo, il rumorismo di Paolo Ciarchi con l'orchestra sinfonica di Forti e De Luca".

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