Montefiascone, sabato 24 Luglio. La Conferenza Inaugurale di Est Film Festival si è svolta alle 21.30 sul palco di Piazzale Frigo, dove la Direzione artistica ha tagliato il nastro di partenza di questa attesissima Edizione, presentando la pellicola di apertura, vincitrice del David di Donatello 2010: "L'uomo che verrà" di Giorgio Diritti. Si dà il via così al grande Cinema sotto le stelle che animerà tutte le sere il centro storico della città. Al termine della proiezione, alle ore 23.30, Giorgio Diritti ha incontrato il pubblico e ha ricevuto l'Arco di Platino - Premio Italiana Assicurazioni, il nuovo Premio di Est Film Festival finanziato dal Main Partner Italiana Assicurazioni e riservato ad un'illustre personalità del mondo del Cinema. Giorgio Diritti, come tutti gli altri illustri ospiti Élite, soggiornerà per tre giorni nell'incantevole casale ottocentesco della Location-Agriturismo Colle di Montisola, da quest'anno prezioso technical partner dell'Evento ed ennesimo storico luogo messo in vetrina da Est Film Festival. Regista, sceneggiatore e montatore, Giorgio Diritti ha esordito alla regia con "Il vento fa il suo giro", film con il quale ha vinto l'Arco d'Oro nella prima edizione di Est Film Festival. Il suo secondo film "L'uomo che verrà" è stato presentato in anteprima al Festival Internazionale del Film di Roma lo scorso ottobre, dove ha vinto il Gran Premio della Giuria Marc'Aurelio D'argento, il Premio Marc'Aurelio D'oro del Pubblico e il Premio "La Meglio Gioventù". Ai recenti David di Donatello 2010 si è aggiudicato il Premio come Miglior film, Migliore produttore e Migliore fonico di presa diretta e ai Nastro d'Argento 2010 i riconoscimenti per la Miglior produzione, Migliore scenografia e Miglior sonoro in presa diretta. "L'uomo che verrà" - ha spiegato Giorgio Diritti - "vuol essere un film sulla guerra vista dal basso, dalla parte di chi la subisce e si trova suo malgrado coinvolto nei grandi eventi della Storia che sembrano dimenticare le vite degli uomini. Un racconto cadenzato nei nove mesi d'attesa per la nascita di un bambino in un'umile famiglia di contadini dell'Appennino bolognese: la loro speranza, filtrata dallo sguardo di innocente ingenuità, di stupore e di scoperta di Martina, la sorellina di 8 anni. Gli eventi narrati" - conclude il regista bolognese - "vogliono essere testimonianza di grandissimo valore morale, ci consegnano per immagini la sintesi del desiderio e del bisogno della solidarietà nelle convivenze umane, e ci restituiscono il senso delle cose ‘che contano', ridanno valore ad una stretta di mano, ad uno sguardo, ad una preghiera, al cibo, all'amore. Un'occasione per rilanciare la necessità di dialogo e comprensione; una voce data agli innocenti cui hanno rubato la vita, ai martiri dei conflitti che da allora si sono susseguiti fino ad oggi, perché dal loro sacrificio ogni uomo si senta responsabile e si attivi per il miglioramento della società e in ognuno nasca un forte bisogno di pace".

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